Bellini e la Norma: tra gusto e cultura

Chi non ha mai ascoltato Casta Diva, possibilmente interpretata dal soprano greco Maria Callas? Ebbene il celebre brano è tratto dall’opera più famosa del noto compositore catanese Vincenzo Bellini al quale, a Catania, sono dedicati il Teatro Comunale, la villa comunale, l’aeroporto e l’Istituto superiore di studi musicali di alta formazione.

Vincenzo Bellini nato a Catania nel 1801, dopo aver ottenuto un sussidio dall’intendente del Vallo (la famiglia versava in condizioni economiche precarie) va a studiare a Napoli e in seguito a Milano. Molte sono le opere commissionate al talento catanese rappresentate alla Scala di Milano; tra queste “Il Pirata”, “La straniera” e “La sonnambula”.

Bellini raggiunge la massima popolarità con “La Norma” la quale, nonostante la prima teatrale all’epoca si rivelò un fiasco, negli anni a venire diventerà la sua opera più popolare.

Sfortunatamente la vita del compositore fu stroncata nel 1835, a nemmeno 34 anni, da un’infezione intestinale contratta anni prima.

Alto e slanciato, dai capelli dorati e

 riccioluti, gli occhi azzurri sognanti (è questo il ritratto che ne fa il poeta e amico tedesco Heinrich Heine), intraprendente e sfacciato, fu sentimentale e romantico con le amanti, ma egoista e cinico con le aspiranti mogli, abbandonate senza un saluto né una lettera d’addio.

La “Norma”, data alla scala nel 1831, riflette lo stile romantico, malinconico e sognante di Bellini. Mentre la composizione della musica fu piuttosto rapida, le prove furono tormentate: l’artista catanese compose otto redazioni diverse per facilitare l’esecuzione a Giuditta Pasta, una delle più celebri cantanti liriche del XIX secolo, la quale divenne per Bellini l’interprete ideale delle sue composizioni, oltre che suo ennesimo flirt.

Tratta da una tragedia di Alexandre Soumet, la “Norma” è ambientata nell’antica Roma e narra della sacerdotessa Norma, amante segreta del proconsole Pollione e poi da lui abbandonata. Dopo essere fatto prigioniero dai Galli, Pollione rifiuta di rivelare il nome della sacerdotessa venendo così condannato a morte; a quel punto, Norma si dichiara colpevole e viene uccisa insieme all’amato.

Non tutti sanno che proprio al compositore è dedicata come omaggio culinario una specialità catanese: la pasta alla Norma, sebbene altri colleghino la sua nascita a Nino Martoglio, noto attore teatrale catanese. Secondo la prima versione, uno chef siciliano creò la pasta in questione per la sera dell’esordio dell’opera. Secondo la seconda versione, invece, durante un pranzo a casa Musco, l’attore colpito dalla bontà della pasta avrebbe esclamato alla cuoca “Signora Saridda, chista è ‘na vera Norma!”, espressione usata per indicare qualcosa fatta a regola d’arte. In ogni caso, questa nostra prelibatezza rimane un indiretto ma sentito omaggio al compositore catanese.

Infatti, per chi viene a Catania e vuole assaporare i gusti tipici del territorio catanese è d’obbligo la pasta alla Norma, tra i primi piatti della tradizione siciliana più amati!

La ricetta è semplice e veloce, composta da pochi ingredienti, tutti genuini: salsa di pomodoro, melanzane e ricotta salata:

mettiamo a cuocere la pasta, di solito maccheroni, prepariamo la salsa: tagliamo i pomodori e li cuociamo in padella con olio e cipolla e successivamente li passiamo al setaccio. Tagliamo a fette o a cubetti le melanzane e le friggiamo in abbondante olio; scoliamo la pasta e la condiamo con la salsa, le melanzane fritte e una generosa grattugiata di ricotta salata.

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